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VULTURE-MELFESE

Nelle terre di Orazio, dei normanni e di Federico II

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Venosa

La storia di Venosa affonda le radici nella Preistoria, di cui la città conserva molti fossili. L'antica Venusia diviene colonia e municipio romano; la storia registra la presenza bizantina e quella ebraica. Nel corso del tempo Longobardi, Normanni, Svevi e Aragonesi compiono nella città e documentano la loro presenza costruendo chiese, abbazie e castelli. La città si onora di aver dato i natali al poeta Orazio, allo svevo Manfredi, al madrigalista Carlo Gesualdo, al giureconsulto De Luca ed altri personaggi che hanno dato lustro alla città di Venosa.

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Laghi vulcanici di Monticchio

I due Laghi occupano le bocche del Vulture, un antico vulcano oggi in quiescenza. Le "pareti" del cratere sono ricoperte da una vegetazione fitta e rigogliosa e le associazioni floreali ed arboree sono tra le più disparate, per questo motivo Federico II di Svevia amava cacciare nei boschi del Vulture. L'area vulturina conserva endemismi vegetali ed animali tra cui anche specie rare e protette. Di interesse naturalistico è la falena denominata Acanto Bramea Europea, sopravvissuta all'ultima glaciazione.

Nel Lago Piccolo si "specchia" l'abbazia di San Michele Arcangelo la cui abside è scavata nella roccia vulcanica; l'edicola affrescata riporta alla pittura bizantina. Molti ordini monastici hanno contribuito a rendere l'abbazia micaelica un luogo imponente, suggestivo e degno di una visita.

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Acerenza

Acerenza sorge a 833 mt slm ed il poeta Orazio la definì "il nido dell'aquila"

Diviene colonia romana, poi evangelizzata da Pietro. Conquistata dai Longobardi diviene Castaldato; i Normanni costituirono una federazioni di alcuni contadi.

Di straordinario interesse architettonico è la Cattedrale Normanna dedicata all’Assunta edificata nell’XI sec. il portale, l’intradosso e le pietre di spoglio introdurranno nell’età romana e paleocristiana. La cripta è un esempio di espressione pittorica rinascimentale, opere di frescanti lucani. La sosta al belvedere consentirà una vista panoramica sulle valli del Bradano e delle Fiumarelle.

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Melfi

La città, racchiusa ancora oggi entro la cinta muraria, giace su un tronco di cono collinare. Nei secoli Melfi ha registrato la presenza di tanti popoli che hanno conquistato e governato il territorio melfese. Sicuramente il periodo più fiorente lo deve ai Normanni che la scelgono quale Capitale dello Stato Normanno e Federico II di Svevia la assurge a sede dei Liber Augustalis. Dal 1059 al 1100 furono convocati ben quattro concili.

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Ripacandida

La piccola ed amena cittadina lucana sorge su colle bianco. La sua storia si intreccia con quella delle città limitrofe: fu scelta da Federico II di Svevia quale "prigione" dei sui nemici sconfitti, i Lombardi; fu Roberto da Ripacandida a provvedere alla loro prigionia. Esplorata dagli archeologi. Ripacandida ha restituito tombe di popoli dell'antichità ed i corredi funerari rinvenuti sono conservati nel Museo Archeologico di Melfi.

Di estremo interesse è la Chiesa di San Donato.Essa è citata nella bolla di Papa Eugenio II già nel 1152. L’antico sito chiesastico ai piedi del Vulture, è uno scrigno ricco di cicli pittorici tra cui il Ciclo Cristologico, inoltre le campate raccontano numerosi episodi nell’Antico Testamento. Il gotico della chiesa riporta a rimaneggiamenti e superfetazioni apportate nel tempo.

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Castel Lagopesole

Lagopesole è una frazione di Avigliano ed il toponimo deriva da “lacus pensilis” a ricordo di un lago dell’Era Quaternaria presente nella valle sottostante e formatosi in seguito alle eruzioni del Vulture che deviarono il corso dell’Ofanto. Il lago era ben visibile in età medievale ma oggi si presenta completamente prosciugato. Castello costruito su una roccaforte normanna, domina tutta la sottostante valle di Vitalba.

Da visitare il Castello dell'Imperatore svevo Federico II. Esso è stato costruito in conci di pietra arenaria e conserva ancora oggi la struttura originale; è dotato di ampi saloni che sono caratterizzati da mensole scultoree con decori di bifore e monofore. In origine le mensole reggevano gli archi a sesto acuto. 

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